Test antidroga: i genitori possono farlo fare ai figli?

La fonte di maggior preoccupazione per un genitore con figli adolescenti risiede nel dubbio che essi possano far uso di sostanze stupefacenti. Difatti, il loro consumo è ormai largamente diffuso tra le giovani generazioni che, in alcuni casi, utilizzano droghe leggere come la cannabis e marijuana oppure quelle più comuni come eroina o cocaina.

Per tale motivo, spesso i genitori ricorrono all’uso dei drug test per rilevare la sospetta positività, o meno, del  proprio figlio: infatti, tali esami sono rapidi, veloci, indolori ed i kit necessari per effettuarli, possono essere reperiti facilmente nelle farmacie oppure online. In aggiunta, grazie alla rapidità con cui vengono consegnati i risultati del test dai laboratori d’analisi, è possibile avere una risposta ai propri dubbi entro in pochi giorni lavorativi.

Test antidroga ai figli: come funzionano?

Come detto precedentemente, i kit droga test, che rilevano la positività o meno di un determinato soggetto alle sostanze stupefacenti, sono acquistabili nelle farmacie oppure tramite degli appositi siti online. Al momento, esistono in commercio due tipologie di test che si differenziano a seconda del campione biologico utilizzato: l’urina o il capello. Quest’ultimo è ritenuto dai laboratori d’analisi maggiormente affidabile poiché permette di reperire le tracce delle più comuni droghe generalmente usate, ad eccezione della cannabis, anche a distanza di mesi dal consumo e consente di stabilire se  si tratti di un uso occasionale o costante.

Affinché si possa avere il risultato, sarà necessario portare i campione biologico in un centro analisi specializzato ed attendere il referto che, comunemente, verrà consegnato entro sette o otto giorni lavorativi.

Test antidroga ai figli: è legale o no?

Nella maggior parte dei casi, i genitori che effettuano un droga test medicina del lavoro sui figli, fanno ciò a loro insaputa temendo che essi potrebbero rifiutarsi di sottoporsi all’esame per paura di essere scoperti. Per tale motivo, alcuni genitori scelgono di prelevare, in segreto, un campione biologico del proprio figlio da far sottoporre ad indagine: generalmente, si tratta di un capello poiché esso è più facile e rapido da ottenere senza destare alcun sospetto.

Tuttavia, tale modo d’agire da parte dei genitori, seppur mosso dall’intento di prevenire che il proprio figlio cada nella trappola della tossicodipendenza, può rivelarsi controproducente: infatti, anche se non esiste una leggere che violi espressamente ai genitori di sottoporre di nascosto il figlio al test antidroga, esso potrebbe trattarsi di un comportamento eticamente e deontologicamente scorretto, persino nel caso in cui si tratti di un figlio minorenne e, dunque, sottoposto al controllo dei genitori.

In aggiunta, alcuni laboratori d’analisi, potrebbero richiedere la firma al consenso informato del diretto interessato a cui appartiene il campione biologico da analizzare.

Come i genitori possono aiutare un figlio tossicodipendente?

Nel caso in cui i genitori vengano a conoscenza della tossicodipendenza del figlio, esistono delle soluzioni con cui essi possono provare a risolvere il problema.

Innanzitutto, è necessario premettere che, secondo la legislazione italiana, i genitori non possono imporre al figlio di intraprendere un percorso di disintossicazione: infatti, tali percorsi richiedono la partecipazione attiva del diretto interessato ed è stata accertata l’inutilità dei trattamenti obbligatori. Lo stesso discorso vale per le decisioni drastiche che le famiglie con soggetti tossicodipendenti sono, spesso, portate a compiere, come: allontanarli da casa.

La scelta migliore è richiedere l’ausilio di una struttura competente nel risolvere i problemi causati dalla tossicodipendenza, la quale potrà aiutare i famigliari a trovare la soluzione più adatta a loro.

 

 

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