Regole e normative sui corsi antincendio in azienda

La prevenzione incendi è una delle molteplici attività che riguarda l’ampio discorso relativo alla sicurezza sul lavoro così come normato nel Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro D. Lgs. 81/08, ed è strettamente legata ad altre azioni e figure professionali che operano all’interno dell’ambito lavorativo, come dipendenti e/o consulenti esterni, per rendere più sicuro il luogo di lavoro stesso.

Le basi da cui partire per elaborare qualsiasi valutazione del rischio incendio in un luogo di lavoro sono:
il D.M. 10 MARZO 1998 che determina i criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro;
il D.Lgs. n. 81/2008
il D.P.R. 1 agosto 2011, n. 151;
la Direttiva 2006/42/CE, Allegato I, punto 1.5.6, <<Incendio>> (Obblighi per il costruttore);
il Decreto del Ministero dell’Interno 9 maggio 2007 (Approccio ingegneristico).
Il D.M. 10 MARZO 1998 è il testo di riferimento per la gestione del rischio incendio all’interno delle aziende e delle modalità dei corsi antincendio Monza: stabilisce i requisiti e le regole per una corretta valutazione del rischio, redazione del Piano di Emergenza ed Evacuazione, designazione e formazione degli addetti antincendio, definizione delle attività soggette a rischio di incendio basso, medio e alto con relativi obblighi correlati, controlli e manutenzioni dei presidi antincendio, impianti di spegnimento etc.

Sorgenti di innesco
Si suddividono in quattro categorie:
1.    Accensione diretta: una scintilla, ad esempio, entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno.
2.    Accensione indiretta: avviene per convezione, conduzione e irraggiamento termico.
3.    Attrito: avviene per sfregamento di due materiali.
4.    Autocombustione o riscaldamento spontaneo: esempio, reazioni chimiche, lenti processi di ossidazione; dove il calore è prodotto dal combustibile.

Sostanze estinguenti
1.    ACQUA: abbassa la temperatura del combustibile, sostituzione dell’ossigeno con vapore acqueo (soffocamento), diluizione delle sostanze infiammabili solubili in acqua.
2.    POLVERI: particelle a base di potassio, fosfati, bicarbonato di sodio e sali organici; (separazione di combustibile e comburente e raffreddano il combustibile incendiato).
3.    SCHIUMA: raffreddamento e divisione di combustibile da comburente.
4.    GAS INERTI: anidride carbonica e azoto, riducono la percentuale di comburente impedendo la combustione.

Ci sono fondamentalmente tre metodi per spegnere un incendio:
1. ESAURIMENTO DEL COMBUSTIBILE;
2. SOFFOCAMENTO;
3. RAFFREDDAMENTO.

Primo Step: Prevenzione
Con la prevenzione si vuole ridurre al minimo il rischio che l’incendio divampi.
Per calcolare il Rischio si moltiplica la Frequenza per la Magnitudo.
La frequenza indica la probabilità che l’evento si verifichi in un determinato intervallo di tempo, la magnitudo indica l’entità dei possibili danni. Se si vuole ridurre la frequenza si attua un’azione di prevenzione; se si lavora sulla magnitudo si fa protezione.
Il datore di lavoro deve analizzare le cause più comuni di incendio, dare informazione e formazione antincendio e prestabilire manutenzioni (ordinarie e straordinarie).
Bisogna porre particolare attenzione: ai rifiuti e scarti combustibili, ai depositi di materiali infiammabili, all’utilizzo di fonti di calore, agli impianti elettrici e cercare di tenere controllate le aree non frequentate.
Il datore di lavoro dovrà per cui predisporre regolari verifiche per garantire l’efficienza dei dispositivi antincendio e per eliminare eventuali cause o danni ad impianti che potrebbero pregiudicare l’incendio.

Altri possibili accorgimenti sono una corretta realizzazione e manutenzione di:
1.    Impianti elettrici: realizzare impianti idonei, che evitino cortocircuiti, contatti lenti, surriscaldamenti dei cavi etc.
2.    Impianti parafulmine.
3.    Ventilazione dei locali.
4.    Collegamento elettrico a terra: evitano l’accumulo di cariche elettrostatiche.
5.    Utilizzare materiali e strutture incombustibili.
6.    Utilizzare strumenti anti-scintilla.

Secondo Step: Protezione
Essa può essere PASSIVA o ATTIVA. Quella passiva non richiede l’ intervento di un uomo o di un impianto ma consiste in:
1.    Barriere antincendio: come ad esempio, muri tagliafuoco, isolamento dell’edificio, distanze di sicurezza esterne ed interne etc.
2.    Materiali classificati per la reazione al fuoco.
3.    Sistemi di ventilazione.
4.    Vie d’ uscita consone.

Quella attiva richiede l’intervento dell’uomo o di un impianto:
1.    Rete idrica antincendi.
2.    Estintori.
3.    Impianti di rilevazione e spegnimento automatici.
4.    Evacuatori di fumi e calore.
5.    Dispositivi di segnalazione ed allarme.

Perché la prevenzione incendi sia efficace non può mancare la stesura di una serie di progetti documentati che, qualsiasi azienda voglia essere in regola con il D. Lgs. 81/08, non può non avere, fra questi:
•    Piano di prevenzione antincendio;
•    piano di reazione e evacuazione;
A monte di tutto questo va fatta un’attenta valutazione del rischio incendio per il luogo di lavoro oggetto dell’indagine preliminare.
E’ inoltre prevista dal Testo Unico la presenza e la formazione di addetti antincendio nominati dal datore di lavoro (art. 18) che deve, inoltre, assicurarsi che essi vengano debitamente formati e informati da consulenti specializzati come Gruppo Errepi srl, affinché sappiano prendere in mano la situazione in caso di incendio, il che significa far eseguire in maniera corretta il piano di evacuazione stabilito ed eventualmente anche essere in grado di tamponare l’emergenza fino l’arrivo dei vigili del fuoco che vanno immediatamente allertati.
La normativa sulla sicurezza sul lavoro, ovvero il Testo Unico, prevede infatti corsi specifici per gli addetti antincendio da erogare in base al livello di rischio di un’imprese, il livello di classificazione del rischio incendio(basso, medio, alto) è stabilito in base a determinati aspetti dell’azienda stessa.
Di seguito la classificazione del livello di rischio incendio a seconda dell’attività e luogo di lavoro:
•    basso: il rischio incendio basso è presente nei luoghi di lavoro in cui vi sono sostanze a basso tasso di infiammabilità. Tali ambienti di lavoro offrono scarse possibilità di principi di incendio e limitata probabilità di propagazione;
•    medio: nei luoghi di lavoro in cui vi è una considerevole presenza di sostanze infiammabili e locali che possono favorire lo sviluppo di incendi, il livello di rischio incendio si definisce medio in quanto la possibilità di propagazione di un eventuale incendio è da ritenersi comunque limitata.
•    alto: un alto livello di rischio incendio si registra nei luoghi di lavoro dove vi è un’alta presenza di sostanze infiammabili e le condizioni dei locali favoriscono la propagazione di eventuali principi di incendio, in altre parole tutti i luoghi che non rientrano nella classificazione di rischio basso o medio.
A seguito della classificazione del livello di rischio incendio in azienda è possibile gestire i relativi corsi di formazione e tutti i mezzi di prevenzione necessari per garantire la sicurezza dei lavoratori e la protezione di macchinari ed impianti da eventuali esplosioni o incendi.

Formazione e prevenzione antincendio
La formazione antincendio è un aspetto fondamentale della sicurezza sia per i lavoratori che per gli addetti che devono saper gestire eventuali situazioni a rischio all’interno dei luoghi di lavoro. Prevenire i fattori di rischio incendio e gestire le situazioni di emergenza richiede una preparazione specifica soprattutto quando si lavoro in ambienti a rischio incendio medio e alto.
Per questo la normativa vigente prevede tre corsi per addetti antincendio:
•    Corso antincendio rischio basso;
•    Corso antincendio rischio medio;
•    Corso antincendio rischio alto;
•    Descrizione dei prodotti utilizzati definizioni e riferimenti.

Lascia un commento

Copy link