Traduttori giurati, una precisazione

Le traduzioni giurate, note anche come traduzioni asseverate, diventano tali nel momento in cui sono rese ufficiali da un giuramento, sia che esso venga effettuato davanti a un notaio, sia che esso venga effettuato in altri circostanze (per esempio, presso un giudice di pace o in un tribunale). Nella pratica queste traduzioni hanno valore legale, sia che il traduttore che se ne è occupato risulti iscritto presso gli albi dei tribunali, sia che tale iscrizione non esista.

Occorre precisare, in ogni caso, che l’iscrizione permette ai traduttori di essere accreditati per eventuali concorsi relativi a incarichi diretti proposti dalle cancellerie. Questo è l’unico motivo per cui l’iscrizione è importante: per il resto, essa cambia poco o nulla, anche perché il valore legale di una traduzione giurata viene riconosciuto indipendentemente dal tribunale in cui essa sia ufficializzata. A dispetto di ciò, comunque, in alcuni casi le ambasciate e i consolati di altri Paesi in Italia pretendono che la traduzione asseverata venga eseguita da un traduttore registrato presso l’albo dei Consulenti Tecnici di Ufficio di un tribunale italiano. Insomma, si tratta di una richiesta che può provenire dai clienti, e non di un obbligo stabilito dalla legge.

Per questi motivi, in Italia è poco appropriato parlare di traduttori giurati, a differenza di quel che succede negli altri Paesi. E se è vero che di solito, per scarsa conoscenza delle norme, si tende a ritenere abilitati a effettuare traduzioni giurate unicamente coloro che sono iscritti agli albi dei tribunali, la realtà è decisamente differente. Vale la pena di conoscere nel dettaglio la situazione, quindi, anche perché i servizi di mediazione linguistica fanno parte di un settore molto vasto nel quale le traduzioni asseverate costituiscono un settore di applicazione più che specializzato. Insomma, orientarsi in un contesto simile è spesso piuttosto complicato, a volte anche per gli addetti ai lavori.

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